EsotericArca: l’oca


Con il suo collo teso in alto ad osservare eventuali estranei, il suo becco a forma di fischietto e il suo petto in posa militaresca, l’oca ci guarda e dice: “L’antica Roma l’ho difesa io dai barbari!”

Sale sull’arca portando il buonumore. Nella cartomanzia l’oca è il simbolo dell’abbondanza. Si mette ad ancheggiare in modo goffo, starnazza ad ogni movimento e alza le ali per vantarsi di qualche sua dote invisibile, e allora sembra proprio un’oca giuliva”. #fabriziocaramagna  

Sale sull’ Arca perché è diretta altrove, il famoso Mondo Migliore delle Oche, dove nessuno se la vuole mangiare.                                                                                

Le prime tracce della sua convivenza con l’essere umano risalgono al Neolitico, ma poi gli umani hanno continuato a divorarla per tutto il tempo a seguire.

Il significato moderno deve la sua dalla radice etimologica al termine indoeuropeo ghans, al sanscrito hamsa,all l’antico irlandese géiss ,alla lingua latina anser ed al termine greco greco khén. Nelle lingue anglosassoni o germaniche cambiò in Gans, tedesco, fino all’attuale termine inglese Goose. La migrazione invernale delle oche, comunque ed in ogni dove sul pianeta, è una dimostrazione inequivocabile della loro tenacia.

L’oca rappresenta la costanza e la fedeltà  dato che, durante la migrazione, volano in coppia e si sostengono l’un l’altra ma anche perché restano legate a territori particolari in cui fanno sempre ritorno.

Le oche sono più monogame degli uomini e fedeli quanto i cani.

Se il maschio si ammala, la femmina rifiuterà di abbandonarlo anche a rischio della propria esistenza. Persino all’avvicinarsi dell’inverno guarderà lo stormo che se ne va a sud. Ma non lascerà il suo amato! La separazione, che avviene in tutti gli allevamenti, è fonte d’ infelicità.

All’oca viene assegnata una profonda importanza. Sin dall’antichità le viene attribuita anche una complessa valenza simbolica. Nonostante, oggi abbia subito un lento processo di svalutazione. Oggi è consuetudine associare l’oca al parlare a vanvera o come sinonimo della stupidità di certe femmine umane. Quasi tutti gli animali sono soggetti all’imprinting, ma nessuno in maniera così forte come le oche. Quando i piccoli nascono dall’uovo sono attratti dalla prima cosa che vedono e decidono che “quella” è la loro vera mamma.

La figura dell’oca nella storia

I Greci e i Romani la apprezzavano parecchio, da un punto di vista gastronomico e non solo. Plinio ricorda come i Romani apprezzassero le zampe d’oca abbrustolite mentre Ovidio, nelle Metamorfosi, lo ritenne un animale tanto prelibato da poter essere degnamente offerto agli dei. Ancor oggi in tutta Europa si fa onore ai propri Protettori in cielo mangiando l’oca: in Svizzera è molto rinomato l’arrosto d’oca ripieno di mele renette. Nelle italiche Romagna ed Umbria si mangia l’oca il giorno d’Ognissanti.

Sono stati narrati famosi episodi storici che ne ricordano il ruolo di avvisatrici, guardiane e per questo promosse a protettrici della casa. Roma fu molto grata alle oche guardiane, che avvertirono nella notte i romani dell’assedio dei Galli al Campidoglio nel 387 a.C. dandogli il tempo di preparare una difesa. In Inghilterra si usa mangiare un’oca per il giorno dell’arcangelo Michele, il 29 settembre; dice la leggenda che chi ottempererà a questa tradizione non si troverà mai in difficoltà nel pagare i suoi debiti. L’oca fu associata alla consultazione della sorte e acquisì una profonda valenza divinatoria nella letteratura a soggetto astrologico-cabalistico-divinatorio del Rinascimento. In altre culture molto antiche si ritrova un rispetto che la rende un volatile quasi magico.

Gli Egizi la consideravano un animale sacro:

“Oca del Nilo” e il suo geroglifico, “ka” simbolo del Faraone, stette a significare “figlio di re” del quale rappresentò anche l’anima. Il volo di quattro oche nella direzione dei punti cardinali fu considerato il rito cosmico che celebrava l’avvento di un nuovo Faraone.

Come l’arrivo dell’oca annuncia l’inizio della nuova stagione, così il suo ruolo simbolico fu messo in relazione alla rifondazione magica del regno e del cosmo stesso. La ricomparsa del volatile associato a quello della buona nuova stagione come uccello divino e annunciatore degli dei fece dell’oca un simbolo profetico anche nel mondo celtico e germanico: condivide con il cigno il ruolo di simbolo della donna soprannaturale, la Grande Madre da cui ha origine tutto.

Messaggere dell’altro mondo presso i Celti, accompagnatrici dei devoti nei pellegrinaggi verso i santuari di tutta l’antica Europa.

I popoli antichi gaelici della Spagna settentrionale attribuivano al maestro l’appellativo di “oca” perché questa rappresentava una sapienza superiore, guida inviata dagli dei. L’oca fu considerata anche una grande marciatrice. Infatti: al tempo di Plinio – quando già si cominciava ad apprezzarne il fegato come cibo – si diceva che le oche provenissero direttamente a Roma da Calais in branchi sempre marciando a piedi e che quelle più stanche venissero portate davanti nelle prime file così che le altre le spingessero.

Da questa leggenda, forse, Federico il Grande di Prussia restò impressionato. Cosìcché fece adottare il passo, detto dell’oca, per far marciare i suoi soldati durante le parate. Non sappiamo se e quale di questi aspetti abbiano promosso l’oca a protagonista emblematica del “gioco dell’oca” come sorta di percorso segreto e labirintico che si supera a colpi di dadi. La Fata Melusina, icona medievale, aveva piedi a forma di zampe d’oca che nessun mortale poteva vedere, se non voleva finire molto male.

Nella stessa epoca i Maestri della gilda dei costruttori, uomini che crearono le più belle chiese e cattedrali d’Europa, adoperavano l’oca come proprio emblema. Essa rappresentava l’immagine del trionfo dello spirito sulla materia. Usando la zampa d’oca come proprio segno distintivo e simbolo di creatività. Nel Nord-Ovest della Spagna, sui Pirenei, nel paese di Puente la Reina, dove si uniscono alcune importanti strade di Francia che portano a Santiago di Compostela, c’è una Chiesa romanica. Lì è conservato un Crocifisso, appartenuto ai Templari.

Il Cristo è immolato su una Croce che raffigura schematicamente l’immagine della zampa del volatile.  I cinesi la consideravano messaggera celeste, mentre gli sciamani siberiani pensavano che ogni capo meritasse l’onore di raggiungere l’aldilà a cavalcioni di un’oca selvaggia. Nella cultura indiana, l’hamsa o l’oca è il simbolo della conoscenza e della forza vitale.

L’Oca: la associo liberamente al dieci di coppe

La carta dei tarocchi dell’affetto reciproco e della familiarità equilibrata: uno stato di armonia in cui tutte le cose, soprattutto i sentimenti, sono al giusto posto.

“Ma il numero che anni fa mi diede una piccola notorietà era questo: facevo sparire una grossa oca. La mettevo sotto un telo scuro e lei spariva. Nessuno capiva come facessi. Vi dirò la verità: neanche io. Era l’oca che era brava.“

Stefano Benni

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