Una fugace visione in corsa nella notte verso l’arca magica, una sagoma agile che o si ama o si odia, senza mezze misure, un ululato. Dargli il benvenuto fa battere il cuore.
Umano e Lupo, connessione profonda fatta di forti energie: paura e coraggio, pericolo e libertà. Dietro l’angolo della memoria ecco le favole in cui è un nemico acquattato nell’ombra dei terrori infantili, il lupo cattivo.
Paure istillate per dare ai piccoli homo sapiens il senso della misura e della prudenza. Eppure i cani di tutte le razze, tanto fedeli all’umanità, appartengono a un’unica specie, quella del canis familiaris che discende direttamente dal canis lupus, comunemente conosciuto come lupo grigio.
Lo troviamo nell’antico Egitto accanto al dio Seth, come lupo selvatico dalle lunghe orecchie e con una freccia al posto della coda o come di Upuat, venerato nella città di Saut, chiamata Lycopolis (Città del Lupo) dai Greci. In Egitto, il lupo svolgeva la funzione di guida delle anime nell’oltretomba e così anche presso gli antichi etruschi nella cui mitologia, il Dio dei Morti, Ajta, portava un elmo con una testa di lupo. In Grecia, millenni fa, era associato alla luce ed era scudo e talismano di guerrieri.
E’ la splendida, pericolosa creatura dagli occhi luminosi il cui sguardo penetra le tenebre del bosco ed il buio della notte. L’aurora stessa era detta “lykauges” ,luce dei lupi, così come Apollo portatore della luce solare era conosciuto come “Lykaios” dal termine “lykos”, lupo. Nel cuore dell’Europa, i galli lo vedevano come un divoratore di corpi e di anime.
I celti lo associavano ai poteri dell’ombra e della luce divorava il sole ogni notte per permettere alla Luna di dominare sul buio.
Nelle leggende del Nord Europa è una creatura divina ma con una natura distruttrice e virile, Fenrir. L’arrivo del Ragnarok, la fine del mondo, darà luogo alla sua liberazione per inghiottire il Cielo e la Terra.
A questa distruzione seguirà un nuovo inizio, perché Fenrir mette fine ad un ciclo cosmico facendo in modo che ne cominci un altro. Lo stesso Odino, padre di tutti gli dei è spesso accompagnato da due lupi, Geri e Freki. I lupi corrono tuttavia al fianco delle Valkirie mentre accompagnano le anime degli eroi morti in battaglia verso il Valhalla, paradiso di guerrieri e dei. L’ entrata stessa del Valhalla è fatta di pelle di lupo, passaggio obbligato attraverso valori come fedeltà e coraggio.
I popoli antichi di tutto il mondo sentivano la somiglianza, animali da branco o lupi solitari, identificandosi con il lupo.
Nelle terre dell’estremo nord, per le tribù mongole o siberiane il lupo celeste è il compagno della cerva bianca, simbolo di fecondità. Rappresenta la terra da cui nascono eroi e grandi capi così come accadde per Gengis Khan la cui leggenda vuole che avesse sangue di lupo nelle vene. L’aggressività è latente nell’essere umano ed il lupo mitologico ne diventa specchio: istinto primordiale legato ai bisogni elementari come il procurarsi il cibo o la conquista e la difesa di un territorio che ne giustificano la ferocia
Il fatto stesso di uccidere per sopravvivere, per necessità o per scelta forzata dalla vita ci accomuna ma nelle antiche culture era importante anche il lato femmina del lupo, il lato luminoso. Ammiravano quella creatura forte ed intelligente nella devozione al proprio branco, nella strenua difesa dei cuccioli.
Un grande totem dell’antichità fu proprio la lupa madre di Roma, associata per sempre alla sua mitica fondazione, che allattò Romolo e Remo dopo averli salvati dalle acque del Tevere. Simbolo duraturo del grande dominio romano. Era un archetipo di fecondità e di forza, due caratteri fondamentali dell’antica Roma. Le legioni soggiogavano i loro nemici, ma permettevano ai popoli sottomessi di uscire dalla preistoria e di diventare con il tempo figli della lupa stessa, cittadini romani.
Il lupo, nel suo aspetto maschile, era visto con sospetto ma anche con ammirazione ed era sacro a Marte,
Dio della guerra Mars in latino, dio dei soldati che a lui si raccomandavano e a cui dedicavano i nemici uccisi. Marte era felice di ogni nemico colpito sul campo, sia perché proteggeva Roma sia perché si inebriava del sangue versato. L’esercito romano era invaso dal logos del lupo: comprendeva una fanteria leggera, giovani con meno di vent’anni, detti i lupi di Roma che mordevano forte e agivano velocemente, regalando alle generazioni future una vera e propria tecnica di combattimento.
Dopo il Mordi e Fuggi, come un vero branco si ritiravano tra i ranghi delle legioni cui appartenevano. Il veles, l’uomo lupo delle armate romane, era un combattente con funzioni tattiche sue proprie: costituiva la prima linea dell’esercito romano, quella che andava a scontrarsi con le truppe nemiche anticipando i movimenti delle grandi masse compatte.
Il morso dei lupi dava il via alla battaglia. Lupi da guerra, quindi, come i vexillifer, sottufficiali incaricati di portare le insegne di ogni legione, indossavano una pelle di lupo che copriva l’elmo e parte della corazza. Per la femmina della specie salta fuori fin da quei tempi una doppia polarità; l’altro lato della madre, la prostituta: lupe erano infatti dette e Lupanare si chiamava il posto in cui praticavano l’antico mestiere.
Dall’ altro lato del pianeta, i nativi americani consideravano il lupo come un potente spirito guida, protettore di guerrieri e cacciatori. Il rapporto con la natura era profondo e costante e così il lupo era visto come un
maestro di vita ed un esempio un predatore che nelle favole raccontate intorno al fuoco diventava spesso un amico, proprio come Zanna Bianca. Rinasce il dualismo del lupo, guardiano della notte e simbolo di coraggio che lo riscatta dalla condizione di belva feroce che invece gli fu attribuita nei secoli scorsi dai cattolici.
E’ restato per molto, troppo tempo un archetipo del male, rivelatore di quella parte più nascosta presente nell’ anima umana che è meglio non risvegliare, pur consapevoli che, allo stato brado e senza legge, ogni homo sapiens è la vera belva e può essere mosso dagli istinti più spregevoli. A danno degli altri, bravo quanto l’uomo, difficile trovarne.
Homo Homini Lupus. L’uomo è lupo per l’altro uomo.
Nonostante tutto, la vita senza libertà è come un corpo senza anima, il Lupo può rappresentare ai giorni nostri, lo spirito d’indipendenza, senza cui l’uomo non va avanti: lo associo liberamente al
Nove di denari
L’arcano di un percorso, irto di ostacoli ma fortunato. In cartomanzia la carta collegata all’ elemento terra, ci parla di una ricchezza fatta di cose necessarie e fondamentali e della buona sorte nel goderne; ci parla dell’indipendenza insita nel magico lupo e base di azioni future. Sapendo quanto è stata dura arrivare fin qui, bisogna godersi fino all’ultimo giorno che la vita regala.
Il lupo, grande maestro del viaggio, ci accompagna verso il futuro.
“..e quando nelle silenziose notti gelate puntava il muso ad una stella ed ululava a lungo erano i suoi antenati, ormai ridotti in polvere, a puntare il muso ad una stella e a ululare lungo i secoli attraverso di lui.”
J.London, Il richiamo della foresta.