Cuore indurito dall’ odio, Cuore di ferro, il ferro è ferro finché diventa ruggine. Non c’è mai stata battaglia che non fosse anche dentro di noi ed io devo combattere finché avrò vinto dentro di me quello che causa la guerra. Marian Moore
Chiederò dove andiamo in questa primavera grazie al preistorico alfabeto delle rune, di uso millenario e da sempre sotto la protezione delle tre Norne, Dee del Tempo e del non-Tempo.
La parola Runa significa sia Bisbiglio che Segreto.
Una delle tre Norne, Urd la più antica, crea il filo facendo una matassa, Verdandi, la seconda fissa la Sorte, intrecciando la trama del tappeto nel Telaio dell’Universo e Skuld taglia il filo della vita. Una presiede alla Nascita, una al Matrimonio, una alla Morte.
Una governa il Passato, Una domina il Presente ed Una il Futuro.
Tu sai come incidere?
Tu sai come interpretare?
Tu sai come dipingere?
Tu sai come provare?
Tu sai come invocare?
Veistu hvé rísta skal?
Veistu hvé ráða skal?
Veistu hvé fáa skal?
Veistu hvé freista skal?
Veistu hvé biðja skal?
Haivamal
Anche nell’uso delle Rune vale il principio della triade, o dei multipli del tre e nel momento in cui si consultano è necessario pronunciarne il nome: non si può scrutare aldilà degli anni ma capire dal seme del passato quando gli eventi fioriranno nel futuro immediato. Tre di loro rotolano fuori dal sacchetto di tela dove riposano solitamente: la prima è
Tiwaz , il nostro ieri
La runa in questione è sotto la protezione di un Dio particolare: Tyr. Una divinità ancestrale perfino per gli inventori delle rune, il cui nome significa semplicemente Dio; in seguito anche nel definire Odino, nell’ antico idioma originale, si aggiunge la desinenza Tyr: come accade ad esempio, in diversi suoi nomi: Veratyr (Dio degli uomini) oppure Hangatyr (il Dio appeso).
Molto simile, per il coraggio e l’attitudine, al Dio Marte dei romani. Tyr, un Dio combattente: nella leggenda lotta contro Fenrir, il lupo del Caos e del Male, nel farlo sacrifica un braccio. Il suo gesto valoroso salva il popolo dal caos e dalla distruzione. Un Dio riflessivo e coraggioso, un Dio della guerra e della giustizia, che non si tira indietro nel momento cruciale, appunto come la runa che lo rappresenta.
Le linee verso il basso ci spingono verso la materia, quella verticale verso lo spirito.
Il diagramma delle Rune, detto Futhark divide le 24 rune in tre gruppi: ogni gruppo è costituito da 8 rune: Tiwaz è capotesta del terzo gruppo ed è la runa che non esita mai. Assomiglia ad una freccia o ad una lancia. Spesso la spada o l’arma di un guerriero erano decorate con questo glifo.
Impara le rune della vittoria,
se tu desideri vincere,
e scrivi le rune sulla tua elsa;
alcune nel solco,
ed altre nel piatto,
e due volte dovrai invocare Týr
Sigrúnar skaltu kunna,
ef þú vilt sigr hafa,
ok rísta á hjalti hjörs,
sumar á véttrimum,
sumar á valböstum,
ok nefna tysvar Tý.
Per i popoli nordici il nome Tyr stava ad indicare anche la Stella che non si muove: probabilmente la Stella Polare.
Tiwaz è una runa particolare, è fedele ai nobili d’animo, mantenendo sempre la rotta nell’oscurità della notte. Non si volta mai indietro, portando con sé il rifiuto dell’avidità personale e dell’egocentrismo: la forza di volontà e la lealtà servono ad uno scopo comune.
La sua protezione permette di avanzare nonostante gli ostacoli e la paura.
Il suo responso coinvolge tanto il giudice quanto i giudicati. Comunque si concluda, il Dio della Runa, guaritore ferito, può prendere le nostre cicatrici e le nostre lotte ed usarle come potenti portali di guarigione e saggezza.
La seconda runa è Mannaz, il nostro oggi
Nelle lingue arcaiche del nord Europa la radice Mann indicava l’essere umano e molte parole in uso la contengono ancor oggi. Mannaz ci parla dell’uomo come genere ed è la runa duplice: contiene
gioia e dolore, lealtà e tradimento.
Mannaz non è positiva, non è negativa, è crudamente realistica, siamo vita e morte, comprensione e stupidità.
Mannaz ha il suo lato in ombra, proprio come noi, una runa che sottolinea un potenziale enorme e positivo spesso ridotto a zero dai lati deboli dell’umanità e da alcuni comportamenti che ne derivano: il tradimento per interesse o per cupidigia, per stupidità o cattiveria, del proprio gruppo, della propria famiglia o dei propri più sacri ed antichi valori.
La storia, recente ed antica, ce lo insegna.
Una runa che sussurra, che consiglia il cammino della solidarietà per tutti gli umani, maschi e femmine,
restando indifferente alle caratteristiche personali, alla condizione, alle scelte o le idee. Impone comprensione ed è la Runa dell’Arte della Parola, che permette di non restare esclusi dal contesto di un domani ancora possibile.
La Runa Parlante ci mormora forse che la Terra può esistere senza di noi, ma noi non possiamo vivere senza di lei.
Rune tu troverai
lettere chiare,
lettere grandi,
lettere possenti,
Rúnar munt þú finna
ok ráðna stafi,
mjǫk stóra stafi,
mjǫk stinna stafi,
Haivamal
La terza runa ad apparire è Berkana, il nostro domani.
La radice della parola Berkana ha le sue origini dal celtico “berchta” tradotto come “brillante, e dal tedesco “birke” che vuol dire “betulla”. L’albero della betulla è sacro all’antichissima Dea Madre, potente nel sud e nel nord, nell’ est e nell’ ovest.
Alta e fiera come un ponte verticale unisce i sogni degli umani, dalla terra al cielo
il suo tronco sembra quasi brillare, come se avesse un’aura che trasuda dalla corteccia biancastra. Sacra ad Ostara, Dea della Primavera, la cui etimologia deriva dal termine Aus o Aes che significa Est, luogo da cui nasce il Sole. La sua celebrazione si svolgeva durante la prima luna piena dopo l’equinozio di Primavera, lo stesso calcolo usato per la Pasqua cristiana in occidente, guarda un po’. Berkana è quindi una runa femmina e madre: è la gestazione. Procede verso ciò che verrà in modo pacato e lento, regalando la possibilità che ogni frutto abbia il suo tempo. Le appartengono miele e latte; entrambi elementi di fertilità e nutrimento. Il latte rappresenta la vita stessa e il miele rappresenta l’eternità perché dura nel tempo. La Betulla è il primo albero, nei boschi del nord, a rigenerarsi in primavera ed anche Berkana chiama la nuova vita dopo la stasi ed una morte apparente:
è talismano di un recupero salutare a livello materiale e mentale.
Si associava anche alla dea della giovinezza, Idunn, a sua volta guardiana dei Pomi, un frutto magico che somigliava alle mele, che garantiva a tutti gli Dei l’Eternità e la Saggezza. Qualche altro Dio benevolo forse avrà regalato anche agli uomini la possibilità di apprendere e migliorare fino a diventare piccoli dei, attraverso un nutrimento prezioso: il pensiero. E’ un fatto che trova eco in molte leggende, tra cui quella cattolica di Adamo ed Eva. Peccato per il finale rattristato dal mancato apprendimento e dalla successiva espulsione.
Ad ognuno il suo mito:
per l’ira devi invocare la luna,
l’erica contro la rabbia,
e contro il male le rune
eiftum skal mána kveðja,
beiti við bitsóttum,
en við bǫlvi rúnar
Haivamal
Sembra che ovunque ci sia tensione, tutta l’energia compressa dagli eventi ricadrà indietro, costringendoci a fare cambiamenti ed a trovare una nuova forma di armonia.