Vola alto, amico gufo, è notte fonda


Vola alto amico Gufo

l’Arca Esoterica ha bisogno di te. Tu che sai, come dicono i saggi e le streghe, richiamare l’attenzione degli astri, invoca per tutti i viventi la Buona Stella.  Non abbassi mai lo sguardo né muovi gli occhi, davanti al buio, ecco perché hai due volti simbolici:

nelle diverse culture umane rappresenti sia la Conoscenza sia la Malasorte. Proprio la tua capacità di vedere nell’ oscurità, nel tempo ti ha legato al potere di annunciare eventi negativi in agguato, quasi come se il Sapere portasse a doversi confrontare, prima o poi, con il male.

Gufo in tuo nome

messaggero tra due mondi, grande è il tuo dono quando in quello reale le parole sembrano inutili; che il tuo canto sia sentito bene da chi non vuole ascoltare.

Il gufo ha le stelle negli occhi

(F.Caramagna)

In Egitto era rappresentato da un geroglifico che identificava non solo il suono di una lettera, la M, ma anche il gelo ed il sole nero dei morti.
Esisteva all’incirca nel 1600 a.C. un antico palazzo, nell’ isola di Creta, culla della civiltà minoica e matrice di quella greca, in cui si venerava la Dea Madre.
A Lei sono associate tante creature e simboli: i serpenti, i tori, le api, le farfalle e tutti gli uccelli. Grazie a Lei gli animali tornano a nascere, narra la leggenda. In Grecia fu venerata, più avanti, con altri nomi ed anche con quello di Pallade Atena, la Dea della saggezza e del pensiero evoluto che amava i gufi.

Gufo segno benevolenza di Atena

Narra lo storico Plutarco che nella battaglia di Salamina, nel 480 a.C. un grande e magnifico gufo sorvolò l’area della battaglia navale in cui i greci trionfarono sui persiani e fu visto quindi come un segno della benevolenza di Atena.

Nel mondo dell’antica Roma non era ben visto, si diceva che portasse sfortuna e che annunciasse la morte di qualcuno, così come capitò anche a Giulio Cesare.

Povero gufo, voleva solo metterlo in guardia dai traditori, la sfortuna era averli contro senza saperlo.

Guai a fargli danno, però: la Dea Minerva si sarebbe certamente incazzata come una belva: le piaceva trasformarsi in gufo. I romani credevano anche che solleticando con una piuma di gufo una persona che dorme potesse servire, oltre che a farla starnutire ed a scatenare un solletico tremendo, a carpirne eventuali segreti.

Per gli indiani d’America fu un emblema dal duplice significato: il pensiero e l’approfondimento dell’idea della mortalità ed il silenzio del mistero della Vita. Era lo sguardo diretto alla profondità dell’anima di un essere umano e la guida per ritrovare la saggezza. I cattolici, pessimisti come al solito, erano convinti che fosse un essere collegato con il diavolo. Nel Pañcatantra (una raccolta di favole dell’India del III secolo d.C.) il gufo è paragonato a Yama, il dio della morte; nel Mahabharata (una delle due grandi epiche della letteratura indiana) emerge un contrasto fra l’avvoltoio, che simboleggia il sole e il giorno, e il gufo che rappresenta l’oscurità della notte.
Bisogna aggiungere molti popoli alla lista di chi accomuna il Gufo ad energie negative: aztechi, maya, e peruviani vedono ancora oggi il gufo come un simbolo di morte e distruzione, sacro al Signore dei Morti ed in Africa come in molti paesi europei, compresa l’Italia, nella cultura popolare, non viene considerato un portafortuna.
Per i popoli Celti, del periodo di La Tène, era protetto dalla Dea Cailleach, Signora della Notte o Strega d’ Acqua.

Sacro uccello notturno e predatore accompagnava i morti nel viaggio verso l’aldilà, attraverso i reami dell’ombra ma poteva anche richiamarli nel nostro mondo.

Era inoltre sotto la protezione di una delle Tre Dee della guerra: Nemain, il cui nome significa “frenesia” e “delirio”. Ha come compito quello di lanciare tremende urla e provocare il panico tra le schiere nemiche. A volte si trasforma in gufo e volteggia sui campi di battaglia, provocando il desiderio di  cercare la morte nello scontro.
I grandi occhi del gufo, nella cultura druidica, erano visti anche come simbolo della Grande Dea Madre ed il suo potere era quello di smascherare gli inganni. Vediamo infatti teste di gufi e civette raffigurate su oggetti di ogni sorta: torques, collari attorcigliati, e monili che recano questa iconografia venivano ed ancor oggi forse, sono indossati per portare con sé la benevolenza della Dea che, come ogni madre, riveste il ruolo di “colei che protegge” i suoi figli.

Gufo traditore

In Svizzera, il canto di un gufo può richiamare una morte ma anche annunciare una nascita, mentre è notte fonda in Europa, vola alto oltre il buio.

Associo liberamente il gufo all’ asso di spade: la forza dell’intelligenza.

Gufo e asso di spade: forza e intelligenza

Fu chiesto a un gufo
di fare ciò che sapeva:
egli gridò e parlò della stella
del mattino.
E gridò ancora e parlò dell’alba.
(detto dei Nativi Americani)

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