Il responso dei dadi non ha alcun valore fuori dal vuoto in cui vengono gettati: ed il vuoto è uno spazio libero, il luogo in cui tutto è possibile.
Gli umani sono una specie particolare, eretti su due piedi nel presente ma da sempre ne hanno uno nel passato e l’altro nel futuro.
La Cleromanzia, dal greco Kleros, sorte e Manteia, indovinare, è il termine che definisce un qualsiasi modo di divinazione, il cui risultato è dato da mezzi usati con casualità. Così accade con le carte, quando le mescoliamo per leggerle e così è per i dadi. Grazie ad un termine derivante dal latino, dalle parole Sortem, sorte, e Lego, leggere, se dopo un lancio di dadi mi appresto a sbirciare il futuro, faccio un Sortilegio.
Prima dei dadi, millenni fa, si usavano gli Astragali, delle piccole vertebre di animali dalla forma cuboide.
Negli homo sapiens si trova alla base delle caviglie, sopra al calcagno. Venivano lanciati in terra ed a seconda dei lati che restavano girati verso l’alto era possibile calcolare un risultato.
Potevano essere usati per chiedere un auspicio o per guadagnare soldi in un semplice gioco.
Il lancio stesso era spesso accompagnato da frasi beneaugurali, in un legame tra esoterismo, scaramanzia e gioco che dura ancor oggi. Ad ognuna delle 4 “facce” era attribuito un punteggio: 1 (Monas), 3 (Trias), 4 (Tetras), 6 (Hexas) e che i lati contrapposti davano come totale 7, proprio come avviene con i tradizionali dadi cubici. Ogni lato aveva un nome e si potevano creare molte combinazioni, che erano più importanti del punteggio dovuto alla somma dei lati, dando così vita a meccanismi di scommessa che resero gli astragali molto popolari. Grazie a testimonianze dell’epoca risulta che esistevano dei risultati davvero molto fortunati come il Colpo di Afrodite, in cui a differenza che nel gioco moderno dei dadi, le facce verso l’alto erano tutte diverse una dall’altra. “Se ognuno con diverse facce sortirai, che splendido regalo, esclamerai” scriveva Marziale nei suoi Epigrammi.
Si hanno descrizioni dell’uso dei dadi nell’Iliade di Omero ed in molti antichi reperti archeologici: come la bellissima anfora che raffigura Achille ed Aiace che si scontrano a dadi mentre il loro sguardo è intento a scrutare il punteggio ottenuto.
Nell’antica Pompei non mancano gli affreschi in cui si gioca, anche se i dadi Italici più antichi sono etruschi, un popolo con un forte sentimento del Magico; i loro dadi avevano sei facce, d’avorio e decorati con lettere e non con numeri.
Nell’ Antica Roma i dadi, chiamati Tesserae, non erano perfetti ma spesso irregolari. I Romani amavano sia gli auspici che le scommesse: quindi durante le feste dette Saturnalia, in onore del Dio Saturno protettore dei frutti della Terra, era permesso giocare un po’ dovunque. Certo è che se ti beccavano a giocare negli altri giorni dell’anno ti sbattevano all’ ergastulum. Le Leggi romane nascevano per essere rispettate.
Nel corso del tempo la sistemazione ed opposizione dei numeri sulle varie facce del dado è mutata, come i loro significati: nel Medioevo l’uno appare opposto al due, il tre opposto al quattro, il cinque opposto al sei. Probabilmente i significati variavano con il passare del tempo, e la forma o il materiale di cui erano fatti era meno importante della protezione o dell’intervento di un Dio.
Come tutte le faccende esoteriche anche il lancio dei dadi richiede una distensione interiore, perché ci avviciniamo ai dadi a scopo divinatorio e non come gioco d’azzardo.
Esiste una corrente di Dadomanti che non vorrebbero si usasse un tavolo per il lancio dei dadi, ma che si stesse seduti sul pavimento. In realtà basta che i nostri piedi siano ben piantati al suolo, se siamo sul pianeta Terra: sotto di noi ci possono essere anche i venti piani di un grattacielo, l’importante è che la nostra mente si concentri sull’idea di percezione.
Non riuscendo in questa semplice operazione iniziale, volendo, possiamo trarre ispirazione dal prezioso Manuale d’Istruzioni del Maestro J.Cortazar dal quale cito:
“Si cominci con lo spaccare gli specchi di casa, si lascino cadere le braccia, si guardi vagamente la parete, e ci si dimentichi. Si emetta una sola nota, la si ascolti dentro. Se verrà udito (ma ciò avverrà molto più avanti) qualcosa come un paesaggio immerso nella paura, con fuochi tra le pietre, con figure seminude accucciate credo che l’avvio sarà stato buono”
Riflessivi, come quando ci si appresta a fare qualcosa che richiede attenzione e calma. Si alla musica, no al casino. L’area in cui si lanciano va determinata con chiarezza: se è un tavolo ed i dadi cadono, malaugurio.
Quel giorno i dadi non rispondono. Se non si possiede un tavolo in onice verde scuro poggiato su tre zampe cesellate in argento e decidiamo di sederci a terra, definiremo l’area in qualche modo. Quattro lattine a formare un quadrato, se siamo seduti su un marciapiede. Se si ha un gessetto viene perfetto. Un lungo filo di lana sistemato a cerchio. Un cartone rettangolare o della forma preferita. Una tavoletta di compensato. Una stoffa ben distesa. Se inciampano in una piega, e rotolano fuori, brutto segno. Quando i dadi fuoriescono dall’ Area di Lancio, malaugurio. Anche il concetto che non si possa chiedere ai dadi per sé stessi va sfatato: in realtà si può, quello che non va fatto è entrare nel vortice e continuare a fare domande su domande, rischiando la paranoia e la follia. Ecco perché è un bene conservare l’idea di gioco dei dadi per l’intuito.
Non possiamo passare la vita giocando.
Una sola domanda per sé in un mese o ciclo lunare completo. Questa è la norma. Se qualcun’ altro vi chiede di indagare con troppa frequenza, starà al buon senso porre un limite al numero di domande poste. La stessa domanda, in ogni caso, non si può porre per un intero giorno. Questa è la norma. Per quanto concerne la purificazione, basta trattarli con la cura che si ha per qualcosa a cui si tiene. Se si desidera far fare ai dadi il bagno di luna, bene, ma avendo vissuto una pandemia mondiale è chiaro che se prima di lanciare i dadi ci laviamo le mani, è sempre meglio.
Il lancio opera su una serie di possibilità ben circoscritte, delineate dalle sei facce del cubo ed il Caso che agisce come sempre, internamente ad un ordine umano o divino che sia, non è quindi caos.
Una lista del senso delle variabili casuali che agiscono con diverse distribuzioni di probabilità sarebbe troppo lunga, ma un breve indice dei significati è possibile:
Si può decidere di usare anche un solo dado, nel Lancio Velox. Quanti se ne usano, va deciso logicamente prima e la scelta fatta dura per tutte le domande poste. In un lancio a due o tre dadi, se ci si trova a considerare valori al singolare, o inferiori alla somma di tutti i dadi può solo voler dire che gli altri dadi sono caduti fuori dall’ Area di Lancio, il che è negativo. Quindi bisogna cambiare domanda.
1 è No, 2 è il Si. il 3 è Riuscita; il 4 Solitudine; il 5 Unione; 6 Lentezza nella riuscita; 7 Attesa utile; 8 Equilibrio; 9 Cambiamento; 10 Povertà; 11 Lite, sconfitta 12 Verità; 13 Fortuna 14 Velocità nella riuscita; 15 Ricchezza; 16 Confusione, bugie; 17 Sfortuna; 18 Concordia.
- Quando le cifre sono uguali,nel lancio a tre dadi:
- 1 1 1 – Colpo del Cane – Sconfitta.
- 2 2 2 – Lentezza
- 3 3 3 – Velocità
- 4 4 4 – Cambiamento
- 5 5 5 – Fortuna
- 6 6 6 – Colpo di Venere – Vittoria
Non c’è nulla di più imminente dell’impossibile e se c’è una cosa che bisogna sempre prevedere, è l’imprevisto.
(Victor Hugo)