Le rune e la Vita


le rune e la vita

La saggezza delle Rune proietta il suo auspicio anche nel nuovo millennio: i suoi simboli, come sappiamo, fanno parte dell’inconscio collettivo di tutti gli umani, sono archetipi scolpiti nella nostra anima. Ci permettono di appropriarci di informazioni utili per la vita, per affrontarla con le azioni e con la mente senza delegare tutto al Destino.

Non dicono sempre cosa accadrà, ma indicano la direzione da prendere e i risultati perché il futuro non è qualcosa di già definito e viene tessuto insieme al tempo dei nostri giorni.

Un tempo fatto di un nemico invisibile che, aperte le fessure più segrete, è entrato nella nostra storia.

Dal sacchetto di tela lascerò rotolare fuori tre Rune : ieri, oggi, domani.

La domanda alle Rune è

Come va la vita?

La prima Runa che salta fuori è Hagalaz.

Questo è il nostro passato recente.

Hagalaz

Nella mitologia dei popoli del nord il Regno dei Morti è Helheim, che si associa a questa runa. Nello schema ciclico delle cose, la vita conduce alla morte e la morte alla vita, cioè alla rinascita. Helheim ha due nature, rappresentate dal duplice aspetto della dea Hela, la dea zombie, raffigurata a volte come una morta che cammina ed a volte come una splendida donna. Nel primo caso rappresentava l’entrata nella tomba, nel secondo l’entrata nell’utero. Il suo duplice aspetto indica che ciò che viene considerato “morte” conduce a una nuova vita.  Helheim  è anche il luogo dove dobbiamo incontrare i nostri antenati e riconnetterci alle nostre radici, operando una profonda guarigione del nostro albero genealogico e forse della nostra stessa specie.

Hagalaz . simboleggia le forze distruttive della natura

che possono colpire improvvisamente, il suo simbolo è la grandine: un solo chicco tra due dita si scioglie in acqua ma tutta insieme trita germogli, interi raccolti e cromature di veicoli. Indica un cambiamento radicale ma anche il nostro sforzo per accettarlo, è la catastrofe e la ricerca di un rifugio in attesa che passi.

Hagalaz irrompe repentina sempre con lo stesso significato, non possiede un rovescio. Come la grandine porta danno e disturbo ovunque, indica che un processo si è compiuto e una altro sta per iniziarne: proprio come un ponte tra il prima ed il dopo, porta una prova dal rischio mortale cui non ci si può sottrarre. Non siamo arrivati alla fine del viaggio e andando, cerchiamo di non cadere giù.

Salta fuori la seconda Runa: Thurisaz

Thurisaz

Il suo motto potrebbe essere il latino “ si vis pacem para bellum”, se vuoi restare in pace, stai pronto alla guerra.. esattamente la parola Thurisaz riporta ai Giganti del mito nordico, che di scontri e battaglie se ne intendevano parecchio. Questa Runa risponde ad una minaccia o ad un attacco: non è lei a dare origine allo scontro.

E’ il nostro presente.

Rappresenta un tempo di prove, dritta verso eventi distruttivi causati da forze che non conosciamo. E’ collegata, nella mitologia norrena, al Dio Thor ed ai giganti del ghiaccio, appunto, che a loro volta generarono Loki padrone del fuoco ed dell’inganno, dell’invidia, dell’intrigo e di tutte quelle forze che non sono di per sé il “male” inteso come nella visione cattolica, ma sono negative per la voglia di stabilità e di pace tipica degli umani.

Thurisaz è una runa duplice, la runa della forza pura e semplice, può essere buona o cattiva a seconda delle altre che precedono o seguono: se bene accompagnata, basata su una giusta decisione, è la runa dell’azione collettiva (molti umani hanno più forza di uno solo) e porterà risoluzione in bene.

Il suo consiglio è di vigilare sempre contro gli ostacoli, di restare all’ erta

e di combattere il nemico. Il simbolo arcaico che la rappresenta è la spina. Come nei cespugli di more, è intorno a qualcosa di buono ma serve a fare male, a proteggere il frutto…ed è quello che stiamo facendo, con grande ostinazione. Non sembra, ma gran parte dell’umanità combatte a denti stretti sotto al sole.

Thurisaz appartiene a Thor, Dio dei Fulmini e delle Tempeste, ed al suo potente martello dalla forza distruttrice. E’ al nostro fianco oggi, ed è portatrice dell’uso di strumenti e tecnologia, il Martello del Dio, intese anche come protezione da forze dannose e negative.

Anche se abbiamo paura ed abbiamo molti morti da ricordare, dobbiamo difenderci dal nemico.

Questa runa chiede di imparare qualcosa da difficoltà che abbiamo già superato in passato, se non direttamente noi, certamente i nostri avi.

Sul panno bianco spunta l’ultima Runa, diritta e tesa a guardare il futuro:

Ansuz.

Ansuz

E’ una runa favorevole all’ordine: se Thurisaz si occupa di forze caotiche, Ansuz domina quella particolare dote umana che è il riuscire a dare un nome a tutte le cose, ordinandole. Nominare una cosa dà potere su quella cosa, molto semplice. In tutte le culture si riconosce grande potere alla Parola ed al Nome: solo così si possono tenere a bada nemici occulti o visibili. I romani dicevano: perdona un nemico, ma non scordare mai il suo nome.

Questa Runa ha in se un ordine preciso: ascoltare la chiamata.

Essere chiamati vuol dire dover ascoltare, comprendere, pagare un duro prezzo e vincere. Ascoltare: il consiglio è nell’ordine delle cose, nella natura dell’Universo stesso. Comprendere, vuol dire farlo proprio. Pagare, lo stiamo già facendo, non sono necessarie spiegazioni. Vincere vuol dire riuscire a vivere ed andare avanti come specie.

La runa Ansuz è strettamente legata all’immagine di un vecchio uomo saggio, incontrato per strada, sotto le cui sembianze si cela il dio viandante, Odino.

Ansuz è la runa di Odino, Signore degli Dei nordici

conosciuto con molti nomi, tra i quali Odin, Woden, Wotan, dio della guerra, della magia, della sapienza e della poesia. Due corvi magici, Huginn e Muninn, il Pensiero e la Memoria, gli svolazzano intorno, riferendogli tutto ciò che vedono o sentono: eternamente utili per un Dio che ha rinunciato ad un occhio in cambio del Sapere.

Ci sta chiamando, Ansuz, con la voce dell’intelligenza e della chiarezza mentale, con la voce di un Dio. Un Dio vagabondo, certo: ha le parole giuste al momento giusto, l’unico possibile. Parole che potranno venire da lontano, da un cosmopolita forse un po’ trasandato: apparentemente con più di mezzo secolo, che non ci aspettiamo bussi alla nostra porta occidentale. In quel momento sarà meglio onorare le leggi sacre e antiche dell’ospitalità. Ansuz cura e guarisce.

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