prendono forma grazie a Madre Natura. Una grande ombra scura, blu contro il blu, da sott’acqua all’ improvviso salta fuori e comincia a nuotare a fianco dell’arca magica, insieme ai suoi compagni: il delfino.
E subito vedi un veloce saettare e inarcarsi di dorsi lucidi, un fulgore sottomarino di ventri luminosi.
Si muovono leggeri nel mare e hanno qualcosa del volo innumerevole e felice delle rondini nel cielo di primavera.
(F. Caramagna)
Espressione di pura energia naturale
è indispensabile all’ arca esoterica per proseguire il suo viaggio, perché sa orientarsi. Perché è un ‘epoca in cui il destino ci impone un utilizzo intelligente della nostra libertà, in cui anche per noi umani gli altri membri del nostro gruppo sono fondamentali per sopravvivere. Il delfino resta un’icona del libero pensiero e della gioia di vivere e, meraviglia delle meraviglie, dopo tanti millenni e diversi misfatti da noi compiuti a suo danno, continua a volerci bene. A differenza di sua cugina l’Orca, che pur dotata della stessa intelligenza non si fida per niente degli esseri umani.
E’ una simpatia reciproca quella verso il delfino che, vista la sua diffusione nel mare Mediterraneo, è da sempre tenuto in grande considerazione da tutti i marinai:
protagonista in tante leggende greche e latine di miracolosi salvataggi.
Come racconta il mito di Arione:
era un giovane musicista, al quale il suo padrone, tiranno della sua città, aveva permesso di viaggiare per le isole greche e diventare ricco e famoso grazie alla sua arte. Nel viaggio di ritorno verso la propria terra, però, i marinai della nave su cui viaggiava decisero di ucciderlo e derubarlo. Gli apparve in sogno il Dio Apollo, protettore di tutti gli artisti, che lo mise in guardia dal pericolo e gli diede il suo aiuto.
Quando i marinai lo attaccarono, Arione chiese come ultimo desiderio di poter esprimere un canto d’addio. Al suono della sua voce un branco di delfini, che sono da sempre attratti dalla musica, accorse verso la nave: Arione con uno slancio improvviso si tuffò in acqua ed aggrappandosi al dorso di un delfino riuscì ad arrivare sano e salvo alla riva. In ricordo di quell’ evento Arione dedicò un canto ad Apollo ed il Dio trasformò la lira di Arione, il suo prezioso strumento, ed il delfino che lo aveva salvato in costellazioni.
Anche Nettuno era solito trasformarsi in delfino, che era sempre presente nell’iconografia del dio del mare dei romani, al pari del tridente.
Ne ricaviamo un’immagine simbolica complessa, sia nettuniana sia solare, mistica ed amichevole nello stesso tempo.
Da quando i delfini accompagnarono trionfalmente a Cipro la dea Afrodite, dea della bellezza, nata dalla spuma delle acque, furono simbolo d’amore ed anche emblema dell’incondizionato legame per i figli, dell’amore coniugale, dell’affetto per gli amici ed i compagni. Un affetto e un amore che spesso questi animali provano come abbiamo visto, per gli umani, per i marinai e i naufraghi in difficoltà, ma soprattutto per i bambini, se vogliamo prestare fede agli innumerevoli racconti, antichi e moderni, che parlano di salvataggi e di fraterna amicizia tra giovani e delfini.
Si tratta di una vera e propria affinità elettiva fra i simpatici mammiferi marini ed i piccoli umani, che, al di là della complessità delle valenze di natura simbolica e mitologica, mette in evidenza soprattutto la loro natura giocosa.
Questo mammifero marino dall’aspetto sempre sorridente, è un’animale sociale e vive in gruppi che, a seconda della specie, possono superare i 100 individui (anche se più comunemente sono formati da 2 a 15 esemplari). La composizione dei gruppi varia nel tempo, anche nell’arco della stessa giornata.
Generalmente i delfini si raggruppano in base all’età e al sesso degli animali: si possono incontrare gruppi formati solamente da femmine con i loro piccoli (che seguono le madri per qualche anno dopo lo svezzamento), oppure gruppi di maschi e femmine “adolescenti” o ancora associazioni di maschi adulti. All’interno di ogni gruppo gli animali comunicano attraverso vocalizzazioni e con il linguaggio del corpo. I delfini hanno un complesso linguaggio basato sulla loro capacità di produrre ultrasuoni: incentrato su su fischi e scricchiolii sono in grado di emettere almeno 200 suoni diversi. La particolarità più grande di questo linguaggio è che ciascun delfino, fin dalla più tenera età, sviluppa una propria sequenza di suoni che lo caratterizzerà per tutta la vita, come il nome per noi umani. Approccio scientifico a parte, il delfino ha una doppia esistenza
che lo rende eternamente sulla soglia di due diversi stati dell’essere
è un pesce ed è un mammifero, vive in acqua ma deve respirare aria per vivere. Nuota negli abissi e fende l’aria con i suoi salti come un uccello. In molte religioni, come in quella cattolica, grazie a questa suo essere in bilico tra diverse realtà è stato considerato una guida per i defunti, uno psicopompo. Presso i popoli nordici era il protettore delle acque dei pozzi e delle acque sacre, mentre in India era direttamente la cavalcatura della Dea Ganga, dea del fiume Gange, il fiume sacro. I delfini sono stati protagonisti anche di alcuni grandi capolavori della letteratura, come ad esempio la Divina Commedia: Dante Alighieri li ricorda nel XXII canto dell’Inferno:
” come i delfini quando fanno segno
A’marinar co’ l’arco de la schiena
Che s’argomentin di campar lor legno”
“Come i delfini, quando sta per scoppiare la tempesta
Mostrano i dorsi ai marinai
Affinchè si affrettino a mettere in salvo la nave..”
Da qui forse deriva il significato simbolico di guida attraverso le difficoltà ed il desiderio di associarlo al tre di coppe, la carta della riuscita per l’anima e per la vita.
Ama seguire le imbarcazioni umane ed è simbolo di fedeltà incondizionata, senz’ altro immedesimarsi per un attimo nel suo spirito serve a scacciare la tristezza e a ritrovare la via per la felicità nell’ampio mare della vita. Chi prova istintivamente un forte legame con il delfino è probabile che sia una persona altruista e creativa, capace di difendere eroicamente contro chiunque i propri cari, esattamente come fa il delfino contro gli squali…
Chiunque ami i delfini sente che essi sono diretti nella giusta direzione: lasciando che l’istinto tracci la rotta per la saggezza e che la paura sia sconfitta dalla speranza.
S.BAMBARÉN