Il sole ha riarso la terra, poi la tempesta si è abbattuta improvvisa e non è stato così facile riuscire a strappare brandelli di felicità perché poco lontano restano intatti gli incubi, cui dobbiamo quasi per forza, essere fedeli. Non possiamo ignorarli, non possiamo scacciarli, dobbiamo affrontarli. Chiedo alle Rune di essere ancora una volta la spada del discernimento e di mostrarci quello che è stato, che è, che sarà. Le chiamo fuori dal sacchetto di tela in cui aspettano:
che le mie visioni non siano un riflesso delle mie paure. Nel rispetto mio e di questa terra, onoro le Rune, spirito e materia al mio servizio,
la porta tra la Terra e il Cielo.
La prima runa, quella del passato recente, mostra il suo simbolo arcano:
Eihwaz
Questa runa è legata all’albero del tasso, che sta sempre al confine tra la l’aldilà e la vita, attraversando i mondi ricorda che essere umani porta inevitabilmente a sperimentare la morte.
Associata alle Valchirie ed in particolare a Freya, dea dell’amore e della bellezza che in questa veste armata allude alla liberazione dai mali terreni: le valchirie sono coloro che scelgono i guerrieri morti in battaglia per condurli nel Paradiso degli eroi.
Le Rune parlano ma nel silenzio di Eihwaz c’è sempre una lezione da imparare o un sacrificio da compiere.
La sua forma simmetrica sembra agganciare tristezza ed ineluttabilità per farle roteare insieme alla gioia dell’essere vivi.
Sembra contenere la sintesi degli opposti, nel nostro mondo e nell’anima: la collera e la brutalità, la bellezza e la concordia, l’odio e l’amore. Rappresenta il cambiamento, il passaggio da un’epoca all’ altra. Rappresenta sempre eventi che non possono essere cambiati ma che ci cambiano profondamente.
Passato e Presente,
Bene e Male,
Cura e Veleno,
Sono ora
Una cosa sola.
L’ago del tasso, che è una pianta sempreverde, è velenoso; strani vapori possono concentrarsi nelle immediate vicinanze dell’albero che contiene una tossina che colpisce il sistema nervoso centrale: il legno veniva usato dai popoli nordici per creare archi e frecce. Lo sviluppo del passato non è razionale, quasi incomprensibile ma è diventato il terreno su cui poggiamo i piedi. La Runa Che Tace ci invita a guardare oltre le apparenze.
La seconda runa, quella che delinea il presente, salta fuori:
Fehu
Fehu si associa al bestiame, visto come preziosa merce di scambio, una reale misura di valore.
Potente runa legata all’evoluzione, all’andare avanti ed al dio Freyr, Signore di pioggia e sole, dio della bellezza insieme a sua sorella Freya; ad entrambi era per questo dedicato il giorno del venerdì (in tedesco Freitag e in inglese Friday) che i latini avevano consacrato a Venere. Freyr è soprattutto il Dio della libertà, il suono del suo nome è nel termine inglese che la definisce ancora oggi:
Freedom e nel tedesco “Frei” che significa libero. Il bestiame, nelle culture antiche, era indispensabile, un archetipo di qualcosa di utile al benessere di tutti la runa sussurra di valutare ed imparare a distinguere la vera ricchezza da quella finta. Aiuta a comprendere la differenza tra il possedere la ricchezza o essere la ricchezza di un popolo.
Le rune: Fehu è l’invito alla condivisione.
Rappresenta i sogni e gli obiettivi che l’individuo ha dentro di sé, quando compare è un buon segno. Il suo significato è utile sia in una visione di bilanci di relazioni che finanziari e può fare riferimento anche a debiti in sospeso che esigono di essere riscossi. Fehu è esperienza che insegna; è la ricchezza, la stessa da cui scaturiscono l’avidità e la gelosia, la stessa che scatena l’odio tra fratelli, la sola che può portare conforto agli umani, se utilizzata nello sforzo comune, liberamente.
L’ultimo lancio scaglia in piena luce la runa legata al nostro futuro prossimo:
Ingwaz
Una runa dalla polarità maschile, sembra un piccolo seme ed infatti simboleggia il riposo e la promessa di una nuova rinascita. La runa è consacrata al dio Antico e della terra, Ing, dio della fertilità, della crescita lenta e della procreazione.
Ing è una delle rune non hanno un rovescio, perché, dove è possibile distinguere il verso della runa, il rovescio indica una diminuzione, se non alterazione, delle forze rappresentate. Il suo logo è molto importante anche nella geometria basata sui principi di Pitagora, in cui è il simbolo dell’unità, una figura sacra, formata da quattro triangoli rettangoli, che combaciano gli uni con gli altri.
Il Dio Ing era molto popolare tra i danesi e sulle coste del mare del Nord, da questo nome deriva anche quello dell’Inghilterra, dove inizialmente era un dio domestico, che proteggeva il focolare.
Runa di abbondanza data anche da eredità passate.
Ci conduce alla giusta percezione di essere nell’età adulta dell’uomo, chi sbaglia paga per sempre.
Con la runa Ingwaz ci dobbiamo confrontare con l’idea di futuro e di quello che sarà dell’umanità, grazie al nostro contributo. I nostri figli, i nipoti, vivranno il mondo di domani, la nostra responsabilità ed il nostro debito nei loro confronti ci portano a dovergli consegnare un mondo dove sia possibile ed in cui valga la pena di vivere.
In cartomanzia Ingwaz è il seme dormiente nella terra con la sua promessa di germogliare ma è anche l’idea del sacrificio, dato che il seme cambia faticosamente stato per evolvere in pianta.
Niente è gratis.
E’ il prepararsi invisibile di una nuova forma, di una diversa realtà: in tutte le società tribali aveva enorme importanza l’idea di famiglia come insieme di persone collegate fra loro dalla discendenza da un avo in comune. L’ energia di questa runa porta con se la capacità di produrre tramite l’esperienza. Spesso appare ad indicare la fine di un ciclo e l’inizio di un ciclo successivo: può indicare che è giunto il momento di abbandonare il passato, vecchi equilibri non possono trovare posto in questa nuova fase.
Dì tutta la verità ma dilla obliqua
Il successo è nel cerchio.
Sarebbe troppa luce per la nostra debole gioia
la superba sorpresa del vero.
Come il lampo è accettato dal bambino
se con le parole lo si attenua
così la verità può gradualmente illuminare,
altrimenti ci acceca.
Emily Dickinson